Simonetta Porazzo
Simonetta Porazzo è nata nel 1960 nell’entroterra ligure.
Dall’adolescenza coltiva la passione per l’espressione artistica che prende corpo, negli anni successivi, con uno spiccato interesse sia nei confronti della lavorazione della ceramica, grazie alla frequentazione del laboratorio dell’amico Musumeci ad Albsola Marina, che della lavorazione del legno, sviluppata presso il laboratorio dell’ebanista Maddalena a Finale Ligure.
La laurea in Psicologia, conseguita presso l’Università di Padova, e la specializzazione in Arteterapia, le consentono di lavorare a Savona all’interno del Dipartimento di Psichiatria, dove si occupa di attività espressive come terapia della patologia psichica.
Nel 1994 viene selezionata e introdotta nel “ Dizionario degli artisti Liguri”:
“Una sua opera, esposta alla prima mostra della Nuova Promotrice di Belle Arti di Genova, ha messo in evidenza la sua passione per l’espressione artistica perseguita con particolare interesse alla ceramica e alle moderne tecniche di collage. Molte sue opere infatti
obbediscono alla possibilità manipolatorie delle medesime e sottolineano la sua collaborazione con la terapia della patologia psichica . Da tale data partecipa a diverse collettive e personali in ambito nazionale e internazionale”.
Germano Beringheli
Nel 1996 a Sanremo viene premiata al IV° Festival Internazionale della Pittura Contemporanea.
Nel 1997 viene chiamata dall’Associazione Culturale ZACEN a presentare una relazione al Ridotto del Teatro Chiabrera di Savona sul tema: “Il mistero dell’esperienza estetica”
Selezionata dalla giuria alla II^ e IV^ rassegna nazionale biennale “Amici della Ceramica” ad Albisola Mare.
Nel 2000 fonda insieme ad un gruppo di colleghi la Cooperativa Teatrale “La Polena” di cui è Presidente.
Simonetta Porazzo dice di se:
“ Nell’attraversare il mare dell’esistenza, un mare in continuo cambiamento, spesso mi sono venuti in aiuto libri, parole di incoraggiamento, la preghiera e più specificatamente il lavorare la terra, il “ dare forma e colore. “ Privilegio l’irrazionale rispetto al razionale, l’incompiutezza rispetto alla compiutezza; il gesto, la materia, il colore creano un terreno più fertile rispetto alla possibilità di evocare stati d’animo e pensieri che facilitano la comunicazione e il contatto con il mio mondo sotterraneo”.
L’autrice conclude citando una frase di F. Nietzsche che “ ben si sposa “ con la modalità con cui lavora che ricorda quanto l’azione in sostanza abbia già in sé la ragione del proprio essere “ non il motivo e lo scopo della tua azione la rendono buona, bensì il fatto che nell’azione la tua anima trema e luccica “. Sempre l’autrice si augura che il proprio lavoro possa far interrogare chi lo vedrà su un lontano quesito. “ il visibile può fare da ponte verso l’invisibile? “.
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