Roberto Intorre
Nasce nel 1966 in Sicilia, a Canicattì. Consegue la laurea in Architettura presso la facoltà di Palermo con la tesi Gioiello è/e architettura, titolo emblematico, preludio di un’evoluzione nella quale la passione estetica (e non) per il macro attraversa e si incuriosisce della sfera del micro. Numerose sono nel tempo le collaborazioni, la scuola di gioielleria contemporanea portoghese, la realizzazione di gioielli per eventi di spettacolo e sfilate di moda, le mostre, i workshop. Successivo è l’impegno con il gruppo Duna per la galleria di Architettura e Design EXPA, per la fondazione teatro Massimo – Teatro di Verdura, per la Triennale di Milano. Intorre inizia da autodidatta, la sua è una vera e propria fede, una ricerca inesauribile di alchemico curioso che, nei suoi monili, insegue il carattere, la nobiltà, il potere quasi sacro dei metalli. Ogni creazione ha la sua verità, il suo fluire, la sua peculiare comunicazione non verbale che incontra il desiderio di chi lo sceglie per sfidare o difendersi, quasi fosse un’appendice emozionale.
Racchiudere l’essenza della Sicilia in un gioiello. Esprimerne l’anima e i suoi contrasti attraverso le forme, i colori, le emozioni di un metallo, di una pietra. Questa è la sfida del siciliano Roberto Intorre, architetto, designer e orafo, che dedica la sua ultima produzione e questa mostra alla sua terra.
Lo fa usando un materiale simbolo della sua isola vulcanica: la pietra lavica, minerale, apparentemente meno prezioso di tanti altri, ma certamente ugualmente ricco di fascino, carico di energia misteriosa, denso di quel potere magico che solo la natura riesce ad infondere nei frutti da lei generati.
La collezione è caratterizzata fortemente dai contrasti e dalle sperimentazioni: il nero della pietra opposto al bianco dell’ argento trattato, il vuoto di specifiche lavorazioni del metallo contro il pieno dell’elemento minerale, ma anche l’intervento di colori più caldi come il rosso del corallo, a rappresentare anche, incastonato nella pietra lavica, le colate incandescenti delle ‘sciare del fuoco’.
Gocce di magma
Ogni oggetto di questa collezione è profondamente intriso da un’ idea di dicotomia che si manifesta nelle maniere più molteplici. Il bianco ed il nero, il pieno ed il vuoto, il lucido e l’opaco, il maschile ed il femminile, l’oriente e l’occidente… si scambiano di continuo i ruoli, affermando tradizione e portando innovazione, visualizzando certezze e scoprendo disorientamenti. I monili raccontano di una luce interiore e metafisica che attraverso le superfici diventando veicolo di memoria.
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